Batteria LENOVO ASM 92P1185

In un’era in cui i dispositivi mobili sono sempre più potenti, le batterie si trovano sempre sotto i riflettori, sotto esame per capire chi permette di arrivare a sera e chi no; se da un lato questo aspetto ha infastidito molti consumatori, dall’altro ha certamente fatto la fortuna dei produttori di power bank. Anker, uno dei più noti, ha deciso di esagerare, proponendo al mercato una batteria esterna da ben 120600 mAh. Avete letto bene, non si tratta di un errore e le cifre sono corrette: 120600 mAh – ben diversi dalle cifre alle quali siamo abituati – che permetteranno di ricaricare uno smartphone fino a 40 volte o un computer portatile fino a 15 volte, permettendoci di dimenticarci una volta per tutte della presa elettrica. Ovviamente, questo power bank non punta né sul prezzo né sulle dimensioni: il peso si aggira intorno ai 4,5 chilogrammi, mentre per portarselo a casa bisognerà sborsare circa 500 dollari (poco più di un dollaro al Wh, visto che la capacità totale è di 434 Wh). Il power bank presenta non solo quattro porte USB, ma anche una vera e propria presa (sebbene differente dallo standard italiano) e una presa da 12 V (come quella presente nelle automobili). Che ne dite di questo “bestione” firmato Anker? Fatecelo sapere con un commento. Una batteria esterna da 120.600 mAh, o se volete da 400Wh: ecco PowerHouse. Non è un errore di battitura, è il nuovo powerbank, ma sarebbe meglio chiamarlo generatore, di Anker, noto brand che produce batterie portatili, caricatori da muro e speaker bluetooth. Siamo nell'era degli smartphone, di dispositivi che faticano ad arrivare a sera dopo una giornata di stress, di batterie interne sempre più capienti ma che non riescono a tenere il passo dell'uso quasi smodato che facciamo di smartphone, tablet o notebook.

Molti produttori di batterie esterne hanno fatto quindi una fortuna in questo mercato, ma questa volta Anker ha deciso di esagerare: 120.600 mAh sono davvero tante, calcolando che attualmente le batterie esterne di grande capienza si aggirano tra 20.000 e 30.000 mAh (mentre quelle interne degli smartphone vanno da 2000 a 4000 mAh a seconda del modello). Anker dichiara che PowerHouse sarà in grado di ricaricare uno smartphone fino a 40 volte, 15 volte un computer portatile e 100 ore di una luce a 15V: si potrà dimenticare per giorni e giorni la presa elettrica. Ha 4 porte USB 2.4A a ricarica rapida, una presa elettrica, un display, corpo in alluminio e manico.

LEGGI ANCHE: LeEco anticipa Apple: nuovo Le 2 Pro senza jack audio e Le Max 2 con 6 GB di RAM. C'è anche una supercar elettrica Ma cosa significa nella pratica avere una batteria così capiente? Certo, PowerHouse pesa 4,5 chili, quindi non è adatto per la mobilità estrema ma per altre funzioni: campeggio (alimenterebbe luci a led o mini frigoriferi, ad esempio), lunghe vacanze, casa della nonna con pochissime prese elettriche o apocalisse zombie. Il prezzo non è di certo economico e in linea con gli altri prodotti della casa: 500 dollari, e per ora è disponibile solo sulla versione USA di Amazon dal 22 maggio. Probabile che arrivi anche in Italia, magari con presa europea.

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http://www.batteria-portatile.com/lenovo-fru-42t4514-batteria.html Batteria LENOVO FRU 42T4514

È prassi comune per gli utenti Apple, e ancor di più per chi ne sceglie i suoi notebook, di prestare particolare attenzione all’autonomia della batteria degli stessi. Al contrario di quanto avviene per chi cerca e sceglie altri computer portatili, pensiamo ad esempio ai vari notebook non Apple montanti Windows, chi si rivolge ai prodotti di Cupertino si focalizza molto di più sul come fare ad utilizzare il computer il più lungo possibile, piuttosto che quale processore o scheda madre esso incorpori. Se per tante persone non è difficile scegliere il giusto modello di portatile per lavoro, studio o svago, quando si va a cercare una soluzione per aumentarne l’autonomia della batteria Macbook i più brancolano nel buio, mentre la restante maggioranza si affida ai settaggi pre-impostati nel pannello “Risparmio Energia” all’interno delle Preferenze di Sistema.

Batteria MacBook Questa particolare sezione delle Preferenze di Sistema può garantire un limitato accesso alle funzioni di autonomia, limitandosi principalmente a controllare il l’utilizzo dei dischi durante l’utilizzo del computer lontano dalla presa di corrente, diminuire la luminosità dello schermo dopo un breve periodo di inattività, oppure disabilitare la funzione di Power Nap, ovvero quella particolare funzionalità sviluppata da Apple che permette al computer di scaricare importanti aggiornamenti di sistema anche quando il computer è in fase di stop – consiglio di attivarla unicamente quando il Mac è collegato ad una presa.

Sebbene OS X El Capitan sia un sistema operativo pesantemente ottimizzato e che riesce a garantire un’autonomia da primato (con il mio MacBook Pro Retina 13” riesco a farci sei ore di utilizzo dopo un anno dal suo acquisto), esistono diverse soluzioni pensate ad estendere ancora di più l’autonomia della batteria. Quest’oggi, con questa guida, andremo a scoprire qualche consiglio e qualche app per aumentare l’autonomia della batteria dei MacBook di circa il 20%.

Come aumentare l’autonomia con Endurance Alla base del risparmio della batteria MacBook troviamo il nome di un’app: Endurance. Quando ne ho sentito parlare in rete ho subito pensato di essere di fronte una delle tante applicazioni che “si sapeva vendere”. La software house che produce Endurance pubblicizza l’applicazione dichiarando infatti di essere in grado di aumentare l’autonomia del proprio portatile del 20%. Si tratta ovviamente di una dichiarazione impegnativa, sopratutto lato Mac dove l’autonomia è di per sé la migliore sul mercato.

http://www.batteria-portatile.com/lenovo-fru-42t5212-batteria.html Batteria LENOVO FRU 42T5212

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http://www.batteria-portatile.com/lenovo-fru-42t5208-batteria.html Batteria Lenovo FRU 42T5208

http://www.batteria-portatile.com/lenovo-fru-42t5251-batteria.html Batteria Lenovo FRU 42T5251

Secondo loro, data un’autonomia media di 6/6 ore e mezza, sarei dovuto arrivare più o meno a sette ore e mezza di autonomia. Vediamo in dettaglio come funziona. Come funziona Endurance Una volta scaricato ed installato, Endurance prende posto nella menù bar sotto forma di un’icona a forma di infinito. Cliccando su di essa un piccolo menù a tendina mostra alcune informazioni relative al suo utilizzo; esso permette di intuire rapidamente come fa Endurance a garantire un valore così alto di autonomia. L’applicazione va ad agire su alcuni parametri tra cui, la luminosità dello schermo, il monitoraggio delle applicazioni esose (in termini di consumo), nascondere le applicazioni in background, controllo dei consumi del plugin Flash di Adobe e ridurre i consumi del processore.

Batteria MacBook Tutti questi blocchi possono apparire come altamente debilitanti per il sistema operativo ma in realtà non lo sono affatto. Con mia grande sorpresa nemmeno il “tirare le cinghie” al processore ha comportato grossi cambiamenti nel mio workflow quotidiano, sebbene le uniche situazioni in cui ho avvertito qualche difficoltà sono state durante l’utilizzo di applicazioni “pro” come Photoshop. In questi casi, o in altri in cui è necessario utilizzare un’applicazione che necessita di tutta la potenza del processore, Endurance può creare qualche piccolo fastidio sopratutto quando si deve operare con celerità; in caso contrario, mettendo in conto qualche secondo di attesa in più per l’applicazione di un filtro o di un effetto, Photoshop si lascia utilizzare senza alcun problema.

I restanti paletti imposti dal programma esplicano la loro utilità sopratutto quando si hanno tante applicazioni in background che lavorano anche quando esse non sono in primo piano. Come sappiamo, sin da Yosemite, Apple ha integrato in Safari un sistema che previene l’esecuzione di file multimediali (video) quando il browser non è in primo piano al fine di preservare la batteria; ma per tutte le altre app? Batteria MacBookIn questo caso Endurance entra in azione forzando l’ibernazione delle app in background che inizieranno a scomparire dallo schermo simulando la funzione “nascondi” di OS X attivabile con la scorciatoia “⌘+h”. Il monitoraggio delle applicazioni esose è infine, se vogliamo, una estensione della funzione integrata in OS X per il controllo delle app che incidono pesantemente sulla batteria; se El Capitan permette di controllarle dal menù a tendina della batteria, Endurance prende in prestito la funzione ma la potenzia mostrando invece una notifica di sistema con la possibilità di “killare” l’app incriminata – ahimè quasi sempre Google Chrome.

Come si comparta Endurance: vediamo qualche dato Avendo rapidamente spiegato come funziona Endurance, ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire lavorare con e senza Endurance. Il mio workflow quotidiano è sempre lo stesso (tranne nel weekend) con una media di dodici applicazioni aperte in background di cui: Safari, Spotify, Slack, Reeder, Desk PM, Airmail 2, Wunderlist, Telegram, Google Chrome, Tweetbot, Skype, Photoshop e Text Edit. Saltando da un’app all’altra con una luminosità media del 60-70% sono riuscito ad arrivare ad un massimo di circa sei ore e mezza di utilizzo fino all’1% di autonomia residua; mantenendo immutato il mio workflow e con Endurance attivo, sono arrivato ad un massimo di sette ore e quaranta minuti guadagnando in alcuni casi anche un’ora e mezza di autonomia in più. Se si vuole raggiungere la fatidica vetta delle otto ore di utilizzo – vago ricordo dei primi mesi di utilizzo del portatile -, basta impostare l’entrata in azione di Endurance ad un livello di carica residua superiore al 50%, valore che di default scaturisce l’entrata in campo dell’applicazione.