Batteria HP 432306-001
- fasophiafrance
- 2016年1月23日
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Dichiarazioni ovviamente più che lecite ma che vanno tarate con una realtà che ha visto la divisione televisori di Philips aver perso circa un miliardo di euro da inizio 2007, quando la concorrenza esercitata dai gruppi asiatici ha cominciato a diventare insostenibile facendo scricchiolare i conti della compagnia, costretta a iscrivere a bilancio (per la divisione Tv) perdite in serie trimestre dopo trimestre.
Il processo di dismissione del business Tv da parte di Philips nasce comunque da molto lontano, e non certo dal gennaio scorso, quando la società olandese aveva trasferito tutte le attività dei televisori in una struttura che ha operato indipendentemente dal resto delle altre divisioni (riorganizzazione, questa, funzionale alla nascita della nuova joint venture). A metà anni ’90 Philips produceva in Italia, a Monza, circa 600mila televisori, battagliando con Mivar per la leadership di un mercato che all’epoca valeva circa tre milioni di pezzi. Poi l’avvento lento ma inesorabile degli schermi Lcd e quindi la supremazia vantata dai costruttori asiatici, forti dall’aver dalla loro il business dei pannelli.
Philips era corsa ai ripari alleandosi in joint venture con Lg Electronics per produrre i display in Polonia ma il deal è durato poco e via via la società ha venduto le proprie quote. Scrivendo, di fatto, la parola fine alla propria avventura nel mercato dei televisori. Il marchio Philips rimane, questo è fuori dubbio, ma non si può più considerarlo – e questo è altrettanto fuori discussione - un brand europeo. Ciò che di fatto già si sapeva da ieri è raccolto e documentato in un vero e proprio rapporto, il primo realizzato dalla Fair Labor Association, l’organismo nato per volere di studenti, accademici e gruppi no profit che si è preso la briga di verificare le condizioni di lavoro nelle fabbriche dove vengono prodotti smartphone e tablet per contro delle grandi firme dell’industria hi-tech. Apple in testa.
Il primo audit, frutto di oltre 3mila ore di indagine e ricerca su un campione di circa 35mila addetti, è infatti relativo a tre fabbriche della Foxconn, il principale fornitore di Cupertino per ciò che concerne l’assemblaggio di iPhone e iPad.
Secondo Giovanni Toletti, responsabile dell’Osservatorio dell’Università milanese, tutti questi elementi contribuiscono a disegnare la nuova rete, che non soppianta quella tradizionale, ma disegnano un ambiente a noi più famigliare. “Oltre alla grande presenza di smartphone – spiega in dettaglio Toletti - ci sono i tablet che stanno crescendo a tassi importanti. Per quanto riguarda le nuove Tv siamo da sempre Tv centrici e la diffusione delle app, che sfruttano meglio la banda a disposizione, permette di accedere a contenuti anche dove prima era più difficile a causa del digital divide. E poi ci sono i social network per i quali siamo diventati i primi utilizzatori a livello mondiale”.
Il quadro volge al positivo anche per quanto riguarda il business. Se prima, come spiega Toletti “il mondo dei media non è riuscito a monetizzare più di tanto i contenuti”, con la nuova Internet le possibilità aumentano decisamente.
Sugli smartphone siamo già abituati a pagare gli Sms, i tablet sono associati ai cellulari intelligenti e anche sulle Tv sappiamo che si deve pagare. Per questo l’ambiente che si sta delineando può portare a superare quello che da sempre è stato una delle questioni principali dell’Internet che abbiamo conosciuto fino a oggi.
In questo si inserisce anche il fenomeno dei video che, per quanto riguarda gli user generated content, i traduce ancora con Youtube, ma inizia ad andare molto oltre. “Gli editori tradizionali come Corriere della sera e Repubblica generano traffico crescente” e poi ci sono Rai e Mediaset, mentre è proprio di questi giorni l’arrivo di Sky go su pc, tablet e smartphone.
Ma come si riflettono queste dinamiche sul mercato? Il settore media, considerando sia la pubblicità che i ricavi generati dai servizi a pagamento, è sceso nel 2011 di circa l'1% sotto quota 16,7 miliardi di euro, lasciando per strada oltre 1,7 miliardi rispetto al picco raggiunto nel 2008. Il buon andamento dei canali fruiti dagli utenti tramite device digitali – in salita del 7% a 5,3 miliardi di euro – non è bastato a sostenere il calo di quelli tradizionali, che hanno segnato un decremento del 5% (la stampa perde il 4%) passando da 11,9 a 11,4 miliardi.
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Detto della pervasività degli apparecchi mobili, c’è poi il mondo delle nuove Tv, con le quali si va oltre quello della televisione tradizionale. Cresce infatti l’importanza delle Connected Tv, i televisori in grado di connettersi ad Internet – come spiega il Rapporto - sia “intrinsecamente” (le Internet Tv) sia grazie ad appositi decoder (Over the Top Tv), sia grazie ad altri device (Blu-Ray, consolle, ecc.) che, pur avendo un altro scopo primario, possono consentire la connessione”.
Secondo le stime dell’Osservatorio a fine 2011 sono oltre 1,1 milioni le Internet Tv nelle case italiane ed è crescita anche il tasso di effettiva connessione: nel 2010 era pari a circa il 10% la quota di apparecchi collegabili alla Rete mentre nel 2011 si è passati al 30%.
A queste si aggiungono circa 80mila decoder studiati per portare i televisori online e la loro diffusione è destinata ad aumentare nei prossimi anni in considerazione del fatto che, essendo molto meno costosi dei televisori, possono essere adottati o sostituiti con grande facilità consentendo agli utenti di tener facilmente il passo dei continui sviluppi tecnologici. Vanno poi considerati nel conteggio complessivo circa cinque milioni di console di gioco e oltre 300mila altri device (soprattutto Blu-Ray).
Crescono infatti i ricavi generati dalle Sofa-Tv digitali (+5%), quelli dei Pc media (+15%) e soprattutto quelli dei tablet anche se molto limitati in valore assoluto. Cresce del 5% anche il comparto Mobile Media (i servizi fruibili tramite telefoni cellulari o smartphone, con accesso da qualunque tipologia di rete): se il mondo tradizionale (servizi di infotainment via SMS e MMS, musica e video in streaming, ecc.) cala circa del 3%, crescono per contro di oltre il 70% le pubblicitarie e pay per applicazioni e siti mobili.
Nel complesso, chiude così il quadro l’Osservatorio, il mondo degli Internet Media cresce del 13%, con incrementi rapidi delle componenti più innovative (tablet e applicazioni/siti mobili su smartphone). L’incidenza sul fatturato totale dei New Media ha raggiunto così nel 2011 il 24% (era il 23% nel 2010). In maniera sostenuta avanza anche l’advertising su mobile (oltre 70%) grazie alla diffusione del paradigma della navigazione Internet e allo sviluppo delle applicazioni.
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La prima, disponibile dal quarto trimestre 2013, è una piattaforma estendibile in grado di realizzare un modello di rete e di sicurezza disaccoppiato dall’hardware. La sua adozione, a detta di VMware, permette alle aziende di far leva sulle proprie infrastrutture esistenti per migliorare i livelli di servizio e l’agilità del network, riducendo al contempo i costi; le reti virtuali Nsx supportano infatti, senza modifiche, le applicazioni esistenti su qualsiasi infrastruttura di network fisico.
La piattaforma riunisce in sé Nicira NVP e VMware vCloud Network and Security realizzando un'architettura distribuita, in cui i servizi di rete sono integrati con il cuore dell’hypervisor; in questo modo viene fornito come software l’intero modello di rete e sicurezza, dai servizi Layer 2 a quelli Layer 7. Nel corso della presentazione una ventina di partner tecnologici di VMware hanno annunciato il supporto o mostrato demo di VMware NSX: fra questi, gateway di rete di servizi, piattaforme di sicurezza di rete, servizi di application delivery e servizi di sicurezza.
“Mentre le aziende si muovono verso il cloud per diventare più competitive”, ha dichiarato Stephen Mullaney, senior vice president e general manager, Networking and Security Business Unit di VMware”, “le reti non possono rappresentare un ostacolo all’innovazione e alla rapidità del business. Le network operation devono evolvere e diventare più automatizzate, programmabili e e agili. La piattaforma NSX fornisce un software intelligente che fa leva sulle infrastrutture IP esistenti e su un ampio ecosistema di partner all’avanguardia per trasformare le network operation”.
Virtual SAN è invece, “primo esempio della visione software-defined dello storage di Vmare”. Si tratta di una soluzione per l’archiviazione software-defined che estende Vmware vSphere per mettere insieme risorse computazionali e direct-attached storage. La tecnologia è in grado di creare un cluster di dischi server e flash e da questo uno spazio d'archiviazione condiviso ad alte prestazioni, resistente e disegnato per le macchine virtuali. La promessa è quella di consentire all’infrastruttura convergente di scalare in modo rapido e granulare le risorse di calcolo e quelle di storage, in base alle esigenze delle applicazioni.
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